Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Mal 3, 19-20a; 2Ts 3, 7-12; Lc 21, 5-19
Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Il Vangelo di Luca, quest’oggi, preannuncia la distruzione del tempio di Gerusalemme, lo sconvolgimento degli avvenimenti in tutto il mondo e l’imminente persecuzione dei cristiani. Gesù, intanto, giunto a Gerusalemme, conclude il suo viaggio attraverso la terra palestinese, trovandosi così, al termine della sua stessa esistenza terrena, pienamente conscio di essere vicino alla “sua ora”. È in questo ambito allora, che la Parola consegna un invito essenziale: scoprirci votati alla vita e non alla morte. La speranza degli “ultimi giorni” è riposta nella vittoria dei giusti che trionferanno sugli iniqui.
Il Signore – tramite il profeta Malachia – ci ricorda come, da sempre, egli traccia il percorso storico del popolo di Israele, agisce in esso, lo dirige e non ne limita mai la libertà. Malachia profetizza anche sull’imminente venuta del “giorno del Signore”: il giorno del giudizio; la storia è ormai prossima all’evento risolutivo, tramite il quale il Signore instaurerà il suo regno di giustizia e di pace. La Parola dunque, è quanto mai illuminante, risponde a determinati interrogativi senza mai parlare direttamente “della fine” della storia, piuttosto si concentra “sul fine” a cui la storia è orientata.
Gesù non fa previsioni sul futuro, liquida con parole drastiche la curiosità dei suoi interlocutori; non si atteggia ad astrologo: il suo annuncio è l’amore di Dio per la creazione. «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» (Lc 21, 18). Questo suo intervento svela la grandezza di Dio e del suo “affetto” nei riguardi dei suoi figli; Dio ama così tanto, da salvare anche l’ultimo dei capelli che ha posto sulla testa della sua creatura! Gesù, poi, invita ognuno a mantenere un atteggiamento di impegno e speranza, invitando anche alla perseveranza.
L’intervento di Dio nella storia si pone sul piano della collaborazione, così è stato per l’economia della salvezza, nella quale il Signore ha accompagnato il popolo d’Israele attraverso vicende di infedeltà, di recuperi, di promesse, di tradimenti. La pienezza pro-messa aspetta di essere compiuta con gli uomini. L’azione di Dio per il regno non si manifesta in atti puramente esteriori, ma si realizza nella rivelazione dei segni nella storia. La comunione dell’amore di Dio è pensata in un dinamismo che vede il cristiano suo collaboratore; la Chiesa, in questo dinamismo, occupa un ruolo centrale; segue la via del suo maestro, proseguendo l’opera di Cristo. È solo nella Chiesa che gli uomini possono trovare la speranza di un nuovo ordine di cose, in cui i giusti saranno riscattati e i superbi vedranno dileguarsi il loro potere.
Più volte la Parola di Dio ha predicato un rovesciamento di valori, di situazioni; i piccoli sono sempre presentati come coloro che, alla fine, vedranno giustizia fatta: l’amore misericordioso di Dio unirà tutti i popoli nell’unico popolo, unirà le lingue e le culture e farà sedere all’unico banchetto poveri e ricchi, peccatori e farisei, angeli e santi.
Giuseppe Gravante