Dall’ascolto paziente, si rivoluziona una vita.
Gen 18, 1-10a; Col 1, 24-28; Lc 10, 38-42
In questa XVI Domenica del tempo per annum, la Parola di Dio ci convoca al banchetto dell’Eucaristia come “amici”; c’è amicizia, infatti, nella tenda di Abramo, il quale ospita i tre “angeli” incontrati alle querce di Mamre, c’è amicizia anche nella casa di Marta e Maria.
È nell’intimità con la persona di Gesù che si comprende l’importanza del suo messaggio e la vitalità della Parola. Affinché si possa realizzare un ascolto pieno e capacitivo, c’è bisogno di sostare con lui, irradiare il proprio cuore di pace e silenzio per lasciar spazio all’amico, all’ospite, così come al prossimo. Accanto a questo atteggiamento, ben descritto nel Vangelo e incarnato da Maria adagiata ai piedi del maestro, c’è quello di Marta, indaffarata e presa da molteplici faccende domestiche. Pur ravvisando nella capacità di ascolto il suo principio cardine, la meditazione di questa pericope evangelica non deve ingannarci, non deve spingerci a pensare – come spesso accade in parafrasi troppo affrettate – che esistono due orizzonti disgiunti di vita cristiana: una “attiva” e una “contemplativa”, non è così; semmai si deve affermare che esse procedono di pari passo e che tutto sommato, il brano evangelico, non abbia precisamente l’intenzione di affrontare queste tematiche.
Gesù, sovente, faceva tappa a Betania: la casa di Lazzaro e delle sue due sorelle, Marta e Maria. Luca ricorda che una volta vi arrivò all’improvviso e, nonostante ciò, Marta, gradì moltissimo la visita mettendosi a preparare la stanza dove Gesù avrebbe dovuto soggiornare e con essa la mensa. Nel suo darsi da fare, Marta s’innervosì nel vedere sua sorella Maria che invece se ne stava «seduta ai piedi del Signore e ascoltava la sua parola» (Lc 10, 39). «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti!» (Lc 10, 40). Ma Gesù le rispose in disaccordo: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose» (Lc 10, 41). In questo scambio di parole tra Gesù e Marta, ci si accorge che – per Gesù – la cosa più importante, l’unica che conta veramente, è accogliere la Parola di Dio interiormente: cercare di conoscerlo e di comprenderlo, accettare con la mente e con il cuore i suoi insegnamenti.
Va detto però che, Marta, con premura va incontro alle necessità del suo ospite e si preoccupa della sua persona. C’è una necessità nell’amore per il fratello, che chiede anche beni concreti, ciò di cui ha bisogno. Affida la sua fatica al Signore certa che lui saprà accoglierla e questo – allo stesso tempo – è segno di fiducia in lui, ma la preghiera non è solo rivolgersi a Gesù per affidargli i nostri guai, ma saper dire, come Samuele: «Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3).
Maria, al contrario, non ha altra preoccupazione, se non quella di ascoltare Gesù. Il fatto di stare seduta ai piedi del Maestro indica in lei accoglienza, ricettività, disponibilità. Il Signore ci ama gratuitamente e chiede solo di essere accolto. È da lei che impariamo ad entrare nella giusta relazione con Gesù, il senso autentico dell’ascolto.
L’evangelista narra l’evento affinché da questo tutti i cristiani possano comprendere che – dall’ascolto sincero della Parola – nasce la vera accoglienza di Gesù. Gesù, dunque, si ospita non solo nella propria casa, ma nella propria vita, mettendosi alla scuola di Maria di Betania, con attenzione, amore e pazienza. Tale insegnamento è valido per tutti i cristiani, in ogni tempo e in ogni luogo: la cosa essenziale è ascoltare la Parola del Signore, ascoltare con la mente e con il cuore l’insegnamento del maestro, per imparare a farsi sempre più imitatori del suo stile, a riconoscerlo nei luoghi in cui viviamo.
Giuseppe Gravante