La solennità di Pasqua si celebra nei tre giorni del Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto i quali, dunque, non sono una preparazione, ma sono la Pasqua. Si tratta di un’acquisizione non così recente eppure non da tutti compresa. Del resto, c’è il rischio concreto di perdere lo stesso significato della Pasqua. Per alcuni è il giorno in cui si celebra la resurrezione di Gesù, per altri – come ricorda il catechismo della Prima Comunione – è il giorno in cui ci si deve confessare e comunicare; per tanti altri, infine, è il giorno da festeggiare…con chi si vuole. È soltanto questo? Soltanto la celebrazione di una festa, l’osservanza di un precetto, una vacanza con gli amici? Certamente no. Pasqua è credere che la morte non avrà l’ultima parola; che tutte le pietre, anche le più pesanti, possono essere rovesciate; è sapere che la nostra vita è più di una semplice vita terrena; è accettare il rischio dell’amore per l’uomo, per ogni uomo e per tutto l’uomo anche quando deve fare i conti con il tradimento, l’ingratitudine, il calvario; è la più grande provocazione di DIO all’uomo perché questi creda nella vita e nel futuro; è non aver paura delle sorprese; è far rivivere la speranza e la gioia; è diventare segno della resurrezione di Cristo e non solo credere nella resurrezione di Cristo; è agire perché l ‘amore vinca l’odio, la solidarietà l’indifferenza e l’egoismo; il bene prevalga sul male è incontrare uomini e donne che si impegnano per rifiutare l’ingiustizia e la violenza ; è inventare sempre nuovi spazi in cui ognuno è accolto e amato; è vita che spinge a far trionfare la vita; è lavorare per un’esistenza che non ci è stata data per esserci tolta, ma per esserci ridonata diversa, non a favore di un mondo che finisce, ma per cieli nuovi e terra nuova; che la vita e la storia sono chiamate a recitare un ultimo atto scritto tutto da DIO; che Pasqua è attendere questo ultimo atto. Buona Pasqua a tutti!
Don Roberto Antonucci