L’Angelus del Pontefice nel giorno dell’Immacolata. Lombardi: “Il segno sulla fronte di Bergoglio? Solo un piccolo graffio”
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
“Siate umili come Maria. La nostra vocazione più profonda è essere amati, essere trasformati dall’amore”. Appello all’umiltà di papa Francesco nella seconda domenica di Avvento. Il Pontefice si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico per recitare l’Angelus con i numerosissimi fedeli ed i pellegrini riuniti in piazza San Pietro. Sulla fronte di Bergoglio è apparso un piccolo segno, come una ferita ma il portavoce vaticano padre Federico Lombardi assicura che “è nulla di rilevante” ed aggiunge che oggi migliaia di persone, nel corso pellegrinaggio pomeridiano del Papa a Piazza di Spagna e Santa Maria Maggiore potranno direttamente “rendersene conto da vicino”. Quindi, “nessuna preoccupazione” per la salute del Papa.
Le parole all’Angelus confermano la forte radice mariana del pontificato di Bergoglio. “Questa seconda domenica di Avvento cade nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione di Maria, e allora il nostro sguardo è attratto dalla bellezza della Madre di Gesù, la nostra Madre- afferma il Papa che vuole “una Chiesa povera per i poveri”-. Con grande gioia la Chiesa la contempla «piena di grazia», così come Dio l’ha guardata fin dal primo istante nel suo disegno d’amore”. Maria, assicura Francesco, “ci sostiene nel nostro cammino verso il Natale, perché ci insegna come vivere questo tempo di Avvento nell’attesa del Signore”. Infatti “il Vangelo di San Luca ci presenta una ragazza di Nazareth, piccola località della Galilea, nella periferia dell’impero romano e anche nella periferia di Israele, eppure su di lei si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere madre del suo Figlio. In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un “sì” a Dio. Ma “non è stato certamente facile per lei”.
Quando l’Angelo la chiama «piena di grazia», lei rimane «molto turbata», perché nella sua umiltà si sente un nulla davanti a Dio. L’Angelo la conforta: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio … e lo chiamerai Gesù». Questo annuncio la sconvolge ancora di più, anche perché non è ancora sposata con Giuseppe; ma l’Angelo aggiunge: «Lo Spirito Santo scenderà su di te … Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio». Maria ascolta, obbedisce interiormente e risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! L’Apostolo Paolo afferma che Dio «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati». Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato”. Si tratta di “un progetto d’amore che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui, specialmente nei sacramenti”.
In questa festa, allora, “contemplando la nostra Madre Immacolata, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall’amore”. Quindi, raccomanda Bergoglio “guardiamo Maria, e lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio, per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace”.
Il Pontefice ha salutato i fedeli “con affetto”, specialmente “le famiglie, i gruppi parrocchiali e le associazioni”. Ha saluto in particolare i pellegrini di Biella, Cossato, Bianzé, Lomazzo, Livorno Ferraris, Rocca di Papa, San Marzano sul Sarno e Pratola Serra.
Inoltre ha esortato tutti i fedeli ad “unirsi spiritualmente alla Chiesa che vive nell’America del Nord, che oggi ricorda la fondazione della sua prima parrocchia, 350 anni fa: Notre-Dame de Québec”. Francesco, primo successore di Pietro proveniente dal Nuovo Mondo, ha reso grazie “per il cammino compiuto da allora, specialmente per i santi e i martiri che hanno fecondato quelle terre”. Poi ha benedetto di cuore “tutti i fedeli che celebrano questo giubileo”.
Un pensiero speciale lo ha rivolto “ai soci dell’Azione Cattolica Italiana, che oggi rinnovano l’adesione all’associazione” e ha augurato “ogni bene per il loro impegno formativo e apostolico”. Inoltre ha evidenziato che “oggi pomeriggio, seguendo un’antica tradizione, si recherà in piazza di Spagna,” per pregare ai piedi del monumento all’Immacolata”. Quindi ha chiesto ai fedeli di unirsi spiritualmente a lui in questo pellegrinaggio, definendolo “un atto di devozione filiale a Maria, per affidarle la città di Roma, la Chiesa e l’intera umanità”.
A tutti ha augurato “buona domenica e buona festa della nostra Madre. Infatti nel pomeriggio Francesco si recherà in piazza di Spagna per il tradizionale omaggio all’Immacolata, preceduto alle 16 da una breve sosta davanti alla Chiesa della Santissima Trinità, per il saluto dell’associazione commercianti di Via Condotti. Prima di rientrare in Vaticano, il Pontefice farà visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per una preghiera davanti all’Icona della Salus Populi Romani, in forma privata, come hanno già fatto in varie occasioni Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
L’atto di venerazione all’Immacolata comprende un omaggio floreale da parte del Papa e la lettura del brano dell’Apocalisse che racconta la visione del segno grandioso apparso nel cielo, la donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle, minacciata dal drago. Seguono l’allocuzione Francesco e le litanie della Vergine. Il rito si conclude con la benedizione del Pontefice e l’antichissimo canto mariano “Tota pulchra”, “Tutta bella sei Maria”.
Sul dogma dell’Immacolata, proclamato da Pio IX nel 1854, Radio Vaticana ha intervistato oggi il padre servita Salvatore Perrella, preside della Pontificia Facoltà Teologica Marianum. “Il dogma è una verità che ci comunica l’amore di Dio per noi, e nello specifico comunica l’amore che Dio ha avuto fin dagli inizi verso la Madre del suo Figlio, Gesù- sottolinea padre Perrella- Questo è un dogma che comunica questa verità: Maria, nel suo ingresso al mondo, è stata amata di un amore preferenziale. Non a scapito di noi, dell’umanità: Lei rimane l’eletta Madre del Figlio di Dio. E in Maria, sorella nostra, tutta l’umanità è amata da Dio di un amore irrevocabile. Questo è il senso del dogma dell’Immacolata Concezione: una festa antica, già presente nel VII secolo in Oriente e poi via via adottata in Occidente. Prima che Pio IX, nel 1854, l’8 dicembre, promulgasse questo dogma, c’era il popolo che aveva precorso questo dogma, che accettava questa idea”.
Raggiungere piazza di Spagna a rendere omaggio all’Immacolata equivale ad “andare all’origine di questo monumento mariano che poi ha visto copie diverse nelle varie città del mondo”. E’ stato Pio IX che, “al termine di questo percorso (lungo, laborioso ma anche entusiasta) di definizione dogmatica, ha voluto dare un segno esterno: sulla colonna più alta della città è assisa la Madre Immacolata di Cristo”. Cioè “Maria veglia la città, guarda la città, benedice la città e benedicendo la città di Roma, benedice tutte le città unite a Roma nella fede”. E se il Vescovo di Rom, ieri Pio IX, Pio XII, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e oggi Papa Francesco” si reca ad omaggiare la Vergine Maria, esprime un gesto di filiale pietà, esprime un gesto comune”. E’ “un segno pudico, è il segno dell’amore”.