Battesimo:
un mistero di morte e di vita rinnovata.
Is 40,1-5.9-11
Tt 2,11-14;3,4-7
Lc 3,15-16.21-22
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22). A circa trent’anni dalla nascita di Gesù, un uomo, chiamato Giovanni il Battezzatore, soleva accamparsi lungo le sponde del fiume Giordano in Palestina. Giovanni, il cui nome era noto anche agli storici del tempo, viveva come i nomadi del deserto: si ricopriva di abiti di peli di cammello o di capra, indossava cinture di cuoio, dimorava in capanne fatte con rami d’albero o in tende oppure spesso passava la notte all’aperto.
Egli, fu chiamato “il Battezzatore” dal gesto profetico che compiva nelle acque del Giordano. “Battezzare” significa “immergere nell’acqua”; infatti, colui che si faceva battezzare scendeva al fiume e si immergeva quasi completamente, mentre Giovanni gli versava acqua sul capo: questo segno ha un significato profondo. Prima di tutto l’acqua è fonte di vita. Quando non c’è più acqua, quando non piove per tanto tempo, irrompe la siccità e la vita soccombe. Quando l’acqua ritorna – con lei – ritornano la gioia e la festa. Tuttavia, l’acqua, è anche causa di morte: può diventare un flagello, portare distruzione e rovina.
Il battesimo è, allo stesso tempo, un mistero di morte e di vita rinnovata. Scendere nell’acqua, immergervisi completamente, è il segno del morire alla vita di peccato condotta fino a quel momento. Uscire dall’acqua, abbandonare l’apnea del peccato, è segno di un rinnovamento, di una nuova nascita. Coloro che si facevano battezzare da Giovanni confessavano i propri peccati, se ne purificavano: cominciavano una vita nuova. Tuttavia, attenzione, la completezza del gesto la si può cogliere solo nelle vicende pasquali del Cristo. È solo nella passione, morte e risurrezione del Cristo che trova senso il battesimo per un cristiano, non nel battesimo effettuato da Giovanni. Infatti, anche simbolicamente, nelle nostre chiese, sui fonti battesimali, ha più senso collocare raffigurazioni pasquali che l’immagine di Giovanni che battezza Gesù: ma è raro vederlo.
Giovanni vide avvicinarsi Gesù, si rifiutò di battezzarlo: egli non aveva bisogno di penitenza. Ma Gesù lo obbliga: non prende le distanze da un’umanità peccatrice, anzi vi si immedesima, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Quando Gesù, dopo il battesimo, risalì dal fiume, si verificarono alcuni segni meravigliosi, che manifestarono a Giovanni e a tutti i presenti che Gesù era l’inviato di Dio, il Messia atteso. I cieli si aprono, il tempo della riconciliazione tra Dio e gli uomini – con Gesù – è finalmente giunto. Lo Spirito Santo discende su Gesù come una colomba; una voce si ode dal cielo proclamando che Gesù è “il Figlio prediletto” con lo scopo di far sapere a tutti che egli è molto più di un uomo: è una Persona divina. Gesù porta con sé la vita di Dio: la colomba dell’arca di Noè portò infatti il primo ramoscello verde dopo che il diluvio aveva distrutto ogni cosa. Ecco qui c’è più di Giona, Ecco qui c’è più di Salomone.
Giuseppe Gravante